A cura di Amatucci
In questo periodo sentiamo dire ovunque che questo sarà un Natale “diverso”. C’è chi addirittura afferma che “non sembra nemmeno Natale”. Certo, la pandemia ci obbliga a ripensare a questo particolare momento dell’anno, così ancorato a tradizioni che fatichiamo a pensare possano essere modificate. Ma è giusto dire, come fanno alcuni, che le limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria stanno privando di senso questo Natale?
Qual è il senso del Natale?
Il Natale, anche al di là del suo significato religioso, è forse la festa che più di altre si trova radicata nella nostra cultura e tradizione. Persino la scienza sembra offrire evidenze di una “predisposizione” dell’uomo nei confronti di tutte quelle manifestazioni che riconosciamo appartenere a questo speciale periodo dell’anno: secondo un articolo pubblicato qualche anno fa su una rivista scientifica, nel nostro cervello esisterebbe una “rete dello spirito del Natale”, ovvero un insieme di aree cerebrali che si attivano quando le persone che celebrano il Natale vengono poste di fronte a stimoli legati a questa festività (Hougaard et al., 2015).
È quindi comprensibile che, in molte persone, possa generare disagio dover adattare la nostra idea del Natale alle nuove circostanze.
Tuttavia, il periodo natalizio non porta con sé solo sentimenti di benessere e di pace. Per tante persone, questi giorni sono caratterizzati da un forte aumento dello stress, in risposta alle attese che questa festa genera, e da vissuti di depressione, che alcuni clinici hanno definito “Christmas blues” o depressione natalizia.
Tutti, in misura differente, possiamo sentirci sopraffatti durante i giorni che precedono il Natale: l’ansia di dover scegliere dei regali che piacciano alle persone che li riceveranno, le scadenze pressanti al lavoro prima della chiusura dell’anno, il disagio di dover trascorrere molto tempo in compagnia di parenti e amici che magari non frequentiamo spesso, la nostalgia per le persone che non sono più tra noi, la percezione di dover in qualche modo “nascondere” le preoccupazioni per rispondere a quella che viviamo come una convenzione sociale. Questi sono solo alcuni degli elementi che possono trasformare questa festa in un impegno talvolta faticoso e che può dare origine a malessere. Claudio Mencacci parla di “effetto collaterale del Natale”, riferendosi al senso di frustrazione che può esprimersi in disagi fisici o psicologici.
Il Natale di quest’anno, che indubbiamente non sarà come quelli che lo hanno preceduto, può essere l’occasione per ripensare al significato che questa festa ha assunto per noi e per darle un valore nuovo, più intimo.
Possiamo abbandonare la frenesia del “dover fare”, per trovare momenti da dedicare a noi stessi, rispolverando interessi magari dimenticati, o semplicemente riscoprendo il valore del “tempo vuoto”.
Concentriamo la nostra attenzione sugli affetti più cari e, anche se non ci è possibile, troviamo un’occasione per rivolgere loro un pensiero. La tecnologia può aiutarci nel creare momenti in cui essere vicini a chi vogliamo bene.
Anche se non saremo coinvolti in pantagruelici pranzi o cene, facciamo qualcosa di speciale che ci ricordi l’eccezionalità della festa, e concediamoci un piacere con cui rendere speciale la giornata.
Potremmo, infine, ricordarci delle tante persone che, come noi, stanno vivendo un Natale “diverso” e rivolgere a loro il nostro sguardo, in maniera semplice. Perché non suonare il campanello del nostro vicino di casa, anche di quello che tiene sempre la musica ad alto volume, e fargli i nostri auguri?
Due anni fa, durante l’ultima udienza generale prima delle feste, Papa Francesco ha pronunciato le seguenti parole: “Il Natale di Gesù non offre rassicuranti tepori da caminetto, ma il brivido divino che scuote la storia. Natale è la rivincita dell’umiltà sull’arroganza, della semplicità sull’abbondanza, del silenzio sul baccano, della preghiera sul “mio tempo”, di Dio sul mio io”.
Sono parole che, anche per chi non è cristiano, e sebbene pronunciate prima di questa pandemia, offrono una riflessione sul tempo che stiamo vivendo. Quest’anno, abbiamo l’occasione di scendere a patti con il fatto che non siamo invincibili, che fa parte della nostra umanità venire “feriti” da situazioni sulle quali non possiamo esercitare il nostro pieno controllo. Non vergogniamoci delle nostre paure e delle nostre debolezze, ma confidiamo nella nostra capacità di resilienza, in un atteggiamo di attesa che non è accettazione passiva, ma occasione di adattamento e riflessione. La capacità di accettare e adattarci alla nuova condizione, forse, sarà il regalo più duraturo che avremo fatto a noi stessi.
Per approfondire:
Avvenire.it. Udienza. Papa: Natale non è riempirsi di regali, ma accogliere le sorprese di Gesù. 19 dicembre 2018. https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-francesco-udienza-generale
Hougaard A, Lindberg U, Arngrim N, Larsson HBW, Olesen J, Amin FM, Ashina M, Haddock B (2015). Evidence of a Christmas spirit network in the brain: functional MRI study. BMJ. 16: 351.
Kasser T, Sheldon KM (2002). What Makes for a Merry Christmas?. Journal of Happiness Studies, 3(4): 313-329.
Mencacci C. Trasformare queste feste in un’opportunità. Corriere salute. 10 dicembre 2020. https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/20_dicembre_10/trasformare-queste-feste-un-opportunita-e1abd490-3b03-11eb-a316-193bd0f16dd1.shtml