Luca è un ragazzo di 13 anni che frequenta il secondo anno di una scuola secondaria di primo grado di Milano. Qualche mese fa ha inoltrato la richiesta per accedere allo sportello psicologico presente nel suo Istituto, gestito da Psyché.  Un giorno alla settimana un nostro psicoterapeuta accoglie gli studenti per delle sedute individuali di counselling, finalizzate a dare sostegno psicologico per affrontare  problematiche specifiche, a individuare i motivi di malessere e a individuare le strategie più opportune per affrontarlo. 

Viene fissato l’incontro. Luca sembra ripiegato su sé stesso, cammina lentamente, sembra molto triste ma con una gran voglia di parlare. Luca chiede aiuto perché si è trovato a vivere un’esperienza  a cui un ragazzino di 13 anni non può essere preparato: il suo migliore amico è morto improvvisamente per una malattia fulminante. Luca è in lacrime, straziato dal dolore;  non riesce ad accettare la scomparsa di Giovanni,  la mattina entra in classe con difficoltà, quel banco vuoto accanto al suo lo angoscia, ha perso la voglia di studiare e non riesce più a frequentare il Centro di Aggregazione Giovanile, che frequentavano insieme. Luca deve essere aiutato ad accettare il proprio dolore, a elaborare il lutto in modo da potere ridare significato alla propria vita.

Con Luca si è lavorato su tre livelli:

Innanzitutto l’accettazione delle proprie emozioni. Non gli è stato detto (come molti hanno fatto in buona fede) di non piangere, di evitare di pensarci. Luca è stato aiutato a dare significato alle proprie lacrime, la sua disperazione è stata legittimata; siè parlato di Giovanni, della loro amicizia così preziosa.   Il pianto di dolore è diventato pianto di rabbia, la disperazione è stata stemperata dai tanti ricordi positivi e ha lasciato spazio al sorriso e addirittura al riso. Luca ha potuto ripercorrere la loro storia, ritrovandovi la ricchezza emotiva e i tanti sentimenti che l’hanno colorata.

Il dolore di Luca, ma anche la nuova consapevolezza che aveva raggiunto rispetto al senso della morte e della vita e della morte nella vita sono stati portati nella sua classe. Con i ragazzi, durante tre giorni di laboratorio, l’esperienza della morte è stata declinata da un punto di vista cognitivo ed emotivo. I ragazzi hanno riflettuto insieme, hanno condiviso esperienze e trovato strategie per affrontare il dolore. In quelle ore Giovanni è stato costantemente presente nei loro pensieri e nelle loro parole, pensare alla sua morte non ha fatto più paura forse perché sono riusciti a comprendere il senso della vita, riconoscendone il valore attraverso l’affetto provato per il loro compagno o amico, attraverso il ricordo delle esperienze  condivise.

Infine è stato attuato un lavoro di rete tra la psicoterapeuta,  gli insegnanti e gli educatori del Centro di Aggregazione Giovanile,che Luca e Giovanni frequentavano. La terza fase dell’intervento ha permesso a Luca diriappropriarsi di uno spazio ludico ed educativo di cui aveva bisogno, ma anche di non rompere i rapporti che aveva costruito al CAG.

Oggi Luca sta meglio perché è riuscito ariappropriarsi della propria vita. Luca ci ha lasciato un biglietto:

Grazie a questo sportello ho capito che anche se si cade ci si deve sempre rialzare ad ogni costo e continuare a vivere anche se non tutto sarà uguale a prima. Grazie a questo sportello l’inizio di questo quadrimestre sta andando bene e spero continui così!”


* Nel rispetto della privacy alcune informazioni sono state modificate.  I nostri interventi possono essere davvero efficaci a condizione che non restino isolati dal contesto scolastico a cui afferiscono i bambini e i ragazzi che seguiamo, e che i nostri psicoterapeuti collaborino – quando necessario – con le diverse Agenzie territoriali. Quando necessario, è bene che anche gli insegnanti siano informati e coinvolti (sempre nel rispetto della privacy del minore), che affrontino e sviluppino nelle attività curriculari alcune tematiche emerse durante le sedute di counselling o durante i laboratori.

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