A cura di Livia Martina de Felice

Vi può esser capitato di vedere documentari sull’Africa sub sahariana o in Paese a predominanza islamica in Asia, che oltre a mostrare le bellezze paesaggistiche di questi luoghi, riportavano informazioni riguardo la religione, le usanze e i rituali di questi Paesi. Tra i rituali quello dell’infibulazione, se ne ha traccia a partire dal IV millennio a.C., è difficilmente compreso da una mentalità occidentale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce le mutilazioni genitali femminili: “tutte le forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre modifiche indotte agli organi femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche”. Le mutilazioni e l’infibulazione sono riconosciute come violazione dei diritti umani delle bambine e delle donne. Secondo l’OMS, queste pratiche si costituiscono come una forma di discriminazione estrema nei confronti delle donne; riflettendo una radicata diseguaglianza tra i sessi (Mazzetti, 2018).

Per comprendere e poter instaurare una relazione con le famiglie immigrate in occidente, che richiedono per ragioni culturali o altro questa pratica, è necessario però conoscere il significato del rituale e le numerose implicazioni. La comprensione delle motivazioni che ne stanno alla base aumenta la possibilità di instaurare una relazione positiva, di comprensione e non giudizio, che miri a informare e a formare chi la richiede, e riduce la possibilità di eventuali viaggi nel paese di origine pur di ottenerla.

Dove viene svolta questa pratica?

L’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili anche se non sono pratiche mediche sono molto diffuse in più di 30 Paesi: 28 africani tra cui Egitto, Somalia, Guinea, Gibuti, Eritrea, Mali, Sierra Leone e Sudan; in quota minore nei paesi asiatici a predominanza islamica come Arabia Saudita, Iran, Iraq, Israele, Yemen e Oman.

L’UNICEF ha denunciato nel 2013 che più di 125 milioni di donne sono state sottoposte a queste pratiche e che circa 30 milioni di bambine rischiano ancora di subire questa pratica (Female Genital Mutilation/Cutting: A statistical overview and exploration of the dynamics of change“).

Da chi e su chi?

La procedura viene svolta tradizionalmente da una donna senza formazione medica. In generale, un’anziana del villaggio, una guida spirituale della comunità o una levatrice; adoperando “strumenti” rudimentali come coltelli, pezzi di vetro, forbici o lame di rasoi. La mutilazione avviene in assenza di anestesia e/o trattamenti antisettici. La mancanza di competenze mediche oltre che igieniche può provocare emorragie e infezioni; come per esempio il tetano. Le infezioni possono provocare danni irreparabili agli organi riproduttivi e di conseguenza la sterilità. Tra le altre conseguenze: dolore durante i rapporti sessuali, problemi durante le mestruazioni, drammatiche lacerazioni al momento del parto, conseguenze a lungo termine drammatiche, come dolore della minzione o ritenzione urinaria.

Le motivazioni che ne sono alla base.

Le ragioni fornite per giustificare le mutilazioni genitali femminili sono diverse; possono essere ascritte a motivazioni di origine socio-culturale, psicologiche e sessuali, igieniche, religiose e spirituali.

In alcuni Paesi le motivazioni di ordine sociale e culturale riportano tale pratica a rituale di passaggio; che segna la transizione dall’adolescenza all’età adulta e la possibilità della giovane a sposarsi, oltre che l’affermazione della propria identità culturale. La mancata infibulazione comporta l’impossibilità a trovare marito in quanto impura (per questi motivi spesso l’opposizione delle dirette interessate – figlie e madri – a queste pratiche è ancora troppo debole). Chi non ha subito l’infibulazione non può toccare il cibo e l’acqua poiché i genitali femminili sono considerati sporchi e sgradevoli

In altri Paesi, invece l’infibulazione assicura la verginità della donna; prerequisito necessario per il matrimonio. L’infibulazione diventa uno strumento per reprimere il desiderio sessuale che potrebbe derivare dalla stimolazione del clitoride. Il clitoride inoltre è considerato il corrispettivo del pene e la sua rimozione assicurerebbe l’obbedienza e la docilità della donna. Altri Paesi considerano il clitoride un organo pericoloso in quanto minaccerebbe la virilità e la vita del neonato al momento della nascita

Le motivazioni religiose e spirituali, invece, sono state riscontrate da alcuni studi antropologici in alcune comunità. In queste si evince che attraverso la pratica della mutilazione e nello specifico dell’infibulazione le donne vengono rese spiritualmente pure. Differenti sono gli stampi religiosi associati a questa pratica; essi forniscono spiegazioni differenti, ma legati dal carattere spirituale e legittimando questa pratica perché ascritta nei testi sacri.

E’ giusto in questo caso rispettare le differenze culturali?

L’etica professionale, le indicazioni dell’OMS e le leggi del nostro paese vietano categoricamente a ogni operatore sanitario la pratica delle mutilazioni genitali femminili (MGF). Esse sono perseguite come lesioni gravissime sia che esse vengano praticate direttamente o favorite indirettamente.

Le linee guida, suggerite da Mazetti (2018) per relazionarsi con i familiari che richiedono MGF per la loro bambina o con le pazienti portatrici di MGF:

  • bisogna garantire un’adeguata formazione a tutti i sanitari;
  • assicurare una modalità relazionale e comunicativa corretta;
  • evitare giudizi moralistici, le critiche possono essere facilmente interpretate come una svalutazione e un attacco all’intero sistema culturale e sociale della donna. Questo potrebbe provocare la brusca interruzione della comunicazione e della relazione;
  • gli operatori sanitari devono essere consapevoli di ciò che possono provare; evitando l’esternazione verbale e non verbale di sensazioni come il disgusto e l’indignazione o comportamenti difensivi che possono comportare per esempio la freddezza e il distacco. E’ opportuno invece  promuovere un clima di accoglienza e di rispetto.
  • le visite mediche e gli interventi strumentali  devono essere spiegati in modo facilmente comprensibile per la paziente e i suoi familiari; e le spiegazioni devono essere ripetute fintantoché  non si sia certi che siano state realmente comprese;
  • la necessità di un intervento terapeutico deve essere motivato utilizzando un linguaggio semplice e facilmente comprensibile così come le conseguenze che potrebbero derivare dalla sua mancata attuazione;
  • la presenza del mediatore culturale è necessaria, cioè quella di un professionista in grado di mediare tra la cultura di appartenenza della paziente e dei suoi familiari e quella dello staff sanitario.

Nel caso in cui un operatore sanitario incontri i familiari di una bambina o di una adolescente che richiedono la MGF, dovrà spiegare i motivi per cui l’intervento richiesto non verrà effettuato; perché la comunicazione sia efficacie è necessario seguire le linee guida indicate.

Diverse ricerche hanno dimostrato che tanto più una famiglia si sente accolta  e rispettata nelle proprie differenze culturali tanto più sarà disponibile a negoziare la propria identità culturale, evitando la messa in atto di pratiche vietate nel paese in cui è immigrata. 

Importanti sono le politiche preventive, finalizzate a interventi psicoeducativi rivolti ai membri delle famiglie immigrate, siano essi genitori o figli con l’obiettivo di riflettere sulle differenze culturali e sociali del paese di provenienza e di quello che li ha accolti. Quindi evidenziando come, nel paese ospitante, le MGF possano portare all’emarginazione della figlia.

BIBLIOGRAFIA:

Mazzetti, M. (2018). Il dialogo transculturale: manuale per operatori sanitari e altre professioni d’aiuto (2 ed.). Roma: Carocci Faber.

SITOGRAFIA:

UNICEF (2013). Female Genital Mutilation/Cutting: A statistical overview and exploration of the dynamics of change:

https://www.savethechildren.it/blog-notizie/la-storia-di-una-donna-che-ha-detto-no-all%E2%80%99infibulazione#:~:text=L’infibulazione%20%C3%A8%20una%20mutilazione,tradizionalmente%20in%20almeno%2030%20Paesi.

https://m.my-personaltrainer.it/salute-benessere/infibulazione.html#:~:text=L’infibulazione%20%C3%A8%20una%20pratica,%2C%20Arabia%20Saudita%20ed%20Israele

https://m.my-personaltrainer.it/salute-benessere/infibulazione.html#:~:text=L’infibulazione%20%C3%A8%20una%20pratica,%2C%20Arabia%20Saudita%20ed%20Israele

https://www.salute.gov.it/portale/donna/dettaglioContenutiDonna.jsp?area=Salute%20donna&id=4499&menu=societa

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