A cura di Diana Turner
L’utilizzo dei social media, come ad esempio Instagram, influisce sul modo in cui gli adolescenti, e non solo, percepiscono sé stessi. Instagram è una piattaforma digitale puramente dedicata alla pubblicazione e condivisione di foto e video attraverso profili privati ( in cui i contenuti vengono visti solo dalla cerchia ristretta degli amici), o profili pubblici, che possono essere potenzialmente fruibili da chiunque abbia accesso a Internet.
Le immagini e i filmati postati sui social permettono di trovare nuovi modi per esprimersi, per intrattenersi e interagire con gli altri. Si tratta di una nuova modalità di socializzazione, in generale da considerarsi positiva se non implicasse il fatto che ai social viene spesso demandata la costruzione della propria identità. Una identità desiderata, che frequentemente si discosta da quella reale, basti pensare alle rielaborazioni e ai ritocchi di foto e filmati e al tempo speso per ottenere i risultati desiderati. Un report del 2017 della Royal Society for Public Health del Regno Unito ha indicato Instagram come “il social network più dannoso per la salute mentale, che influisce sui livelli di ansia e insoddisfazione corporea”.
I social media hanno un impatto estremamente significativo sui livelli di autostima di chi ne è fruitore. Alcune ricerche sperimentali hanno mostrato come una massiccia esposizione alle immagini idealizzate pubblicate su Instagram (come foto di coetanei particolarmente attraenti o di celebrità) abbiano un impatto deleterio sull’immagine corporea. Molte donne valutano il proprio modo di apparire, confrontandolo con quello idealizzato, e a volte poco realistico, proposto dai social media, che inevitabilmente le porta a sentirsi insoddisfatte del proprio corpo e della propria immagine.
Un utilizzo eccessivo di piattaforme basate sull’immagine, come Instagram o Snapchat aumenta la possibilità che insorgano disturbi legati alla dismorfia corporea e all’alimentazione. Ovviamente, il problema nasce quando si usa per esempio Instagram in modo compulsivo e acritico, e confrontando se stessi e la propria vita con contenuti irrealistici e immagini accuratamente modificate che distorcono la realtà. Il confronto, da cui si esce spesso perdenti, aumenta la percezione della propria inadeguatezza e di conseguenza i livelli di ansia.
E’ interessante sapere che la maggior parte degli adolescenti che ha una concezione di sé positiva non senta il bisogno di pubblicare foto di sé modificate mentre chi è insoddisfatto della propria immagine corporea, insicuro e preoccupato per i commenti negativi, che potrebbe ricevere, senta la necessità di intervenire sulle foto prima della loro pubblicazione. Sempre tra gli adolescenti, chi pubblica molti selfie sembra avere livelli di autostima più bassi; pertanto è possibile ipotizzare che i selfie, in questo caso, non servano solo a raggiungere una maggiore popolarità ma anche a contrastare sentimenti di autosvalutazione.
Una proposta, avallata da alcune ricerche, prevede di inserire un breve avviso al momento della creazione di un account Instagram che metta in guardia il nuovo utente sul fatto che molti dei contenuti della piattaforma a cui verrà esposto potrebbero essere ritoccati cioè alterati da effetti e filtri speciali. Un’accortezza del genere potrebbe mantenere invariate le potenzialità dei social network, riducendo i rischi che si accompagnano a un loro uso acritico
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
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